BUON FATALE – Ti è arrivato il brief? Auguri.

Lutile Santa

Sta arrivando il santissimo Natale.
Paura.
Terrore.
Crisi di panico.
La morte.

Chi lavora in un’agenzia di pubblicità sa perché.
Non certo per i giorni di festa. Ma per gli “Auguri di Natale”: quegli odiosissimi brief dei clienti che vogliono un messaggio creativo per augurare buone feste:
– ai dipendenti;
– ai fornitori;
– ai dipendenti dei fornitori;
– ai propri clienti;
– ai clienti dei propri clienti;
– alle loro mamme (puntando poi a chiedere uno sconto agli account… “Eh, dai… era una robetta piccola! Quant’è? 20 euro? Ah di più? Ma allora, l’anno prossimo vado in cartoleria e compero un biglietto stampato, no? Faccio prima, non ti pare?” Sì, fai prima. Ciao.)

Il problema non è certo mettersi d’impegno a trovare una head carina “mai sentita prima ma che comunque abbia un’aria tradizionale”, un visual simpatico “che parli del Natale ma che ricordi il core business del committente”.

Il problema è farlo per il decimo Natale consecutivo, per quasi sempre gli stessi clienti.

E poi, sapete qual è la cosa divertente? Che pur essendo realtà diverse, i clienti fanno sempre tutti le stesse richieste, divise per settore merceologico.

Settore Alimentare: “Puntiamo sul Buono. Ma senza dire “Buon Natale” che ormai è inflazionato. Proviamo a trovare un messaggio positivo, di stare a tavola, di mangiare bene, senza pensieri, di lasciarsi finalmente andare… ma ricordando sempre che la nostra ditta produce barrette di segale dietetiche. Grazie.”.

Settore Assicurativo – Bancario: “Non diciamo “Buon Natale”. La gente è stufa di sentirselo dire. Lo sa che non è vero. L’anno scorso avevate fatto una cosa carina. Ecco, tipo come quella dell’anno scorso. Ricordiamoci però che i tassi d’interesse dei prestiti sono cambiati e che i servizi sono stati ristretti solo ad un target medio-alto spendente. Insomma, una bugia tipo Serene feste a tutti, anche a chi non se lo può permettere o una roba così. Oh insomma, siete voi i creativi, no?”.

Settore Industria Pesante (il più divertente): “Ci serve un messaggio di auguri da spedire via mail ai nostri fornitori e ai nostri clienti. Fate voi. E basta proporre la catena di montaggio con gli elfi, che l’anno scorso i dipendenti non hanno apprezzato!”. Li amo.

Settore dei Servizi in genere: “Anche quest’anno abbiamo bisogno del vostro aiuto (faccina che ride) per comporre un bigliettino di auguri per i nostri Clienti Business. Abbiamo qualche idea, condivisa con l’ufficio Marketing. Eccole!” E parte un elenco puntato di banalità divertenti, assurde, politically correct, brutte, sobrie, eleganti. Con un disclaimer di 12 righe, corpo 3, steso da un ufficio legale che non aspettava occasione migliore per rovinare la festa a tutti.

Settore Automotive: “Ci fate avere delle proposte di auguri di Natale da mandare ai nostri clienti, per domani? Al più tardi, alle 12.00. Grazie. Dobbiamo avere il tempo di stampare su A5 e di distribuire alle concessionarie in tutta Italia.” Praticamente, più che un brief, è un test dell’alce.

Anche se i peggiori, gli auguri di Natale più odiosi e indigesti, sono quelli che vuole far uscire l’agenzia stessa: un vero bagno di sangue, gare intestine, creativi fatti a pezzi la notte pur di partorire un bigliettino “originale”. A volte ne vale la pena, devo ammettere. Peccato che dopo due condivisioni su Facebook, anche la pagina ufficiale dell’agenzia pubblicitaria se ne dimentica. Peccato.

Drinking Bad Santa

Così ti ritrovi a tu per tu con il tuo Art Director che non sa più cosa inventarsi per la prima proposta. Di tre.
È un disastro.
Si comincia un brainstorming che pare un tunnel di un eroinomane.
Tutte le idee più belle sono già uscite, già usate, già presentate (e bocciate), già fatte, già tutto.
Poi, quando finalmente riesci a scavare sul fondo del tuo cranio e trovi tre idee degne di essere presentate, ti precipiti dal tuo direttore creativo per discuterle e, speri, finalizzarle.
Non è così.

Ne passano sempre due.
“Mancherebbe una terza proposta…”, ti senti dire.

A quel punto l’Art Director sviene picchiando la testa contro lo spigolo della scrivania. Lo portano all’ospedale con la schiuma alla bocca. Mentre pensi che è stato solo un colpo di genio per uscire dal brief maledetto, resti da solo davanti al tuo computer in cerca di idee.

Punti su tutto: sul riposo, sul “fermarsi per ripartire”, sulla dieta che va a farsi friggere, sulla novità, sull’attualità, sull’italianità, sull’inglese, Jingle bells, Merry Christmas, Happy New Year…

Quand’ecco che ti viene l’idea dell’anno, la fine del mondo. Anzi, l’idea per la fine dell’anno.
Mandare il tuo curriculum in giro. A caso.
E come oggetto della mail, scrivere “Merry CVristmas”.
No, come non detto. Fa schifo.

A Natale basta il pensiero, dicono. È vero: ma tre proposte, come minimo. E per le 12 di domani. Grazie.

Lutile

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