Un banner, un culo.

Ieri sera, sono tornato a casa con lo sguardo in modalità “fanteria a Caporetto”.

Lavorare in agenzia è sempre più alienante e sempre meno creativo.
Mi spiace per chi, negli anni d’oro, credeva che si potesse solo migliorare.
In realtà, con la colonizzazione del web, le agenzie sono andate sempre peggio.

Tralasciando le strategie sui social, che mantengono ancora una parvenza di creatività, tutta la comunicazione online è diventata una catena di montaggio.

Ma prima di proseguire, signore e signori, lasciate che vi presenti la catena di Sant’Antonio:
– Il cliente passa il brief;
– i creativi pensano a tre proposte di campagna banner;
– il cliente non accetta nessuna delle tre proposte di campagna banner;
– i creativi si rimettono a pensare a delle creatività più semplici, perché le precedenti sono sembrate “troppo poco dirette”;
– il cliente cambia il brief in corsa;
– i creativi bestemmiano;
– i creativi si rimettono al lavoro e partoriscono tre nuove campagne banner, più “semplici e dirette”;
– il cliente sembra accettarne una;
– il cliente fa sapere che preferisce mettere semplicemente il suo logo con un testo più chiaro, tipo: “Interpellateci!” o “Non aspettate! Cliccate qui!”. I clienti più smart stupiscono con uno “Scopri di più”.

Fanculo il titolo, la creatività, il visual, il messaggio: solo “prodotto” e “call to action”.
Fa niente se poi il risultato è da banner-spam, di quelli che si trovano sui siti porno. Tanto è solo un banner, nato dal ritaglio di un budget. (Sia chiaro: non per tutti i clienti è così, ma sono solo la minoranza)

Non ci sono più storie da raccontare, animazioni da studiare per rendere spettacolare il messaggio.
Il copy non serve. E l’art director serve solo per eseguire, non per pensare.
Soprattutto quando, una volta decisa la creatività, bisogna poi farne gli adattamenti.

Adattamenti.
Parolaccia che fa contenti quelli della pianificazione, lascia indifferenti gli account, rende idrofobi i creativi.

Milioni di versioni della medesima cosa, da realizzare in tutte le misure possibili espresse in pixel: 300×250, 728×90, 600×600, 200×200, 250×250, 300×400, 500×100, 120 x 200, 90×90… E poi, i text link, le vetrine, le dem… Sempre della stessa creatività.
Con innumerevoli possibilità di errore, controlli, ricontrolli, ottimizzazioni, scambi di mail.
E tutto in tempi brevissimi. A volte, dalla mattina alla sera. Perché nessuno pensa ai tempi di esecuzione, se non col metronomo in mano.

Nelle foto: il reparto web di una moderna agenzia di comunicazione integrata.

Eh, se siamo qui per lavorare, lavoriamo…no?” diceva qualcuno.
Sarebbe bello se ci fosse sempre qualcosa di tuo, in ciò che fai. Soprattutto in questo lavoro.
E invece no.
Un banner, via l’altro. Un banner, un culo.

L’Adalgisa è evidentemente una account.

Lutile.
Perdonate il pessimismo. Ho perso il cell del mio pusher, porcatroia.

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Informazioni su Lutile Idiota

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8 risposte a Un banner, un culo.

  1. cielo ha detto:

    Per anni ho fatto il trafficker al web. Poi hanno chiuso la parte web della mia agenzia. Hai ragione, è diventato sempre peggio con i clienti che non capiscono la differenza tra una campagna online, e una in tv.
    Pensano che ogni click equivale ad un nuovo potenziale cliente.
    ok
    Mi mancano i 728×90.
    Ma anche le skin e gli overlayer.
    Non so se lo conosci questo blog:
    http://amoilweb.wordpress.com/
    Ogni tanto ci rido su.

    • Lutile Idiota ha detto:

      skin… overlayer… che meraviglia!

      Si, quel blog lo conosco. Molto divertente. Perché non c’è cosa più assurda della realtà. A volte.

      Grazie di essere ripassato di qui!

  2. ciku ha detto:

    banner, pixel, social, dem, brief, visual, account, call to action…

    come si può vivere così?

  3. OrsaBIpolare ha detto:

    Hai mai provato a cambiare mestiere? No così, dicevo.

  4. Andrea Vs Pomponi ha detto:

    “Adattamenti.
    Parolaccia che fa contenti quelli della pianificazione, lascia indifferenti gli account, rende idrofobi i creativi.”

    Sei un idolo! 🙂

  5. Pingback: Diamo spazio alla creatività! | Nextplora per le aziende

  6. Copy ha detto:

    Ho particolarmente apprezzato le didascalie foto e video.
    Gradirei ancora di più un post dedicato esclusivamente al processo creativo. Un input:

    Copy: “ecco un copy generico così fate la grafica che volete”
    Art: “ecco una grafica generica con copy generico approvato dal cliente”

    Tutto questo senza guardarsi in faccia, tanto c’è Basecamp.

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